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Affido, Bassi: “Leggi che non ascoltano il Paese reale producono disastri”

Affido, Bassi: “Leggi che non ascoltano il Paese reale producono disastri”

Il disegno di legge sull’affido condiviso, in esame in questi giorni al Senato, è mosso da principi condivisibili: consentire a entrambi i genitori di essere presenti nella vita dei figli, anche dopo una separazione, evitando di ridurre uno dei due in povertà. La proposta, tuttavia, appare gravemente fragile, perché crea un non meglio specificato diritto individuale alla genitorialità che rende i bambini oggetto dei diritti dei genitori. Tutto ciò potrebbe avere delle conseguenze imprevedibili, trasformando il significato stesso della genitorialità che da ‘dono al figlio’ diventa ‘diritto individuale al figlio’. Non solo: questo disegno di legge rischia diobbligare i bambini ad accettare la convivenza con famiglie allargate e unioni diverse, nonché, imponendo modelli genitoriali rigidi, danneggia il coniuge vulnerabile che ha deciso di investire la sua vita nella famiglia. In particolare, la maternità rischia di perdere tutele importanti. Le disposizioni proposte tolgono così al giudice ogni discrezionalità di giudizio e impongono a coppie che già sono in difficoltà per ragioni diversissime tra loro, un percorso pressoché obbligato e univoco, non tenendo conto dell’unicità che contraddistingue la relazione tra coniugi. Inoltre, il testo non elimina le incertezze nell’applicazione della legge che hanno vanificato l’efficacia della legge del 2006”: così Vincenzo Bassi, responsabile giuridico del Forum nazionale delle Associazioni Familiari.

 

“I proponenti – prosegue Bassi – anziché esautorarlo, avrebbero dovuto dare più fiducia al giudice nel suo ruolo, individuando semmaistrumenti formativi per rendere le decisioni a favore del bambino piuttosto che contro un genitore. In questo caso, invece, si vorrebbe introdurre una procedura che crea nuove pretese da parte dei ‘contendenti’ e, quindi, produrrà ancora più litigi tra i coniugi. Uno scenario che il nostro Paese – in cui, secondo l’ISTAT, crescono separazioni e divorzi e i giovani non si sposano più – non può permettersi, soprattutto su un tema così delicato”.

 

“A tutto ciò si affianca un fatto ancora più grave: è mancato del tutto il dibattito nella società civile in fase di elaborazione del disegno di legge, pur essendo questa una materia su cui trovare un comune sentire in grado di unire e non dividere, come purtroppo sta accadendo. Per cominciare, si potrebbe partire da due spunti del DDL al fine di responsabilizzare i genitori nei riguardi del vero ‘anello debole’ della questione, il bambino: l’elaborazione di un piano genitoriale concordato, che permetta al magistrato di conoscere i figli e le loro modalità di vita; lavalorizzazione del genitore disponibile a stare molto tempo con il figlio. Il nostro auspicio è che i proponenti comprendano l’importanza della posta in gioco, iniziando a condividere l’iter legislativo su un tema tanto delicato. Le leggi sulla famiglia che non tengono conto delle voci che arrivano dal Paese reale sono destinate a produrre ulteriori disastri”, conclude Bassi.