Home / Articoli / NON “UN” PROBLEMA MA “IL” PROBLEMA. LO SPOPOLAMENTO DELLA SICILIA

NON “UN” PROBLEMA MA “IL” PROBLEMA. LO SPOPOLAMENTO DELLA SICILIA

C’è un dramma silenzioso che, da decenni ormai, colpisce le regioni del sud Italia e, in particolare, la Sicilia. Gli ultimi dati sulle iscrizioni scolastiche non lasciano spazio a dubbi: è una regione che sembra destinata a sparire. Tra le emergenze continue che gli amministratori devono affrontare, non è forse questa la radice e la priorità?
In Sicilia, soprattutto nell’entroterra, non nascono bambini e, quelli che ci sono, raramente possono avere la speranza di restare nel luogo in cui sono nati. Dodicimila iscritti in meno equivale ad un paese di medie dimensioni della provincia di Enna. Dal 2015 al 2019 si è passati da 5.074.261 abitanti a 4. 974.154 (Fonte ISTAT). Dalla Sicilia si parte senza alcuna possibilità di tornare. E questo vuol dire case abbandonate, strade deserte, scuole vuote, ospedali fatiscenti. Ma vuol dire anche giovani e adulti sradicati, disagi, perdite, distacco. Se si considera che, a parte le città capoluogo di provincia, tutto il tessuto sociale siciliano è costruito essenzialmente sui piccoli centri e sui borghi, si comprende l’esatta portata del dramma: ogni giovane con la valigia significa depauperare sempre di più un territorio che, per natura, ha come unica risorsa propria i suoi figli. Cercare le cause dell’attuale stato di cose può essere d’aiuto nella ricerca di soluzioni, ma occorre essere intellettualmente onesti e riconoscere che è frutto di scelte economiche e politiche estemporanee che hanno contribuito a creare il vuoto al quale oggi assistiamo. Paesi che avevano costruito la loro bellezza sull’arte, su una storia secolare, quando non millenaria, oltre che sulle abilità dei contadini, dei muratori, delle sarte, degli insegnanti e dei professionisti locali, tutti consapevoli della propria missione sociale, hanno subito nel tempo una mutazione artificiale che ha portato all’abbandono di quelle stesse terre. D’altra parte, è innegabile che la cappa della criminalità organizzata, fatta di diritti trasformati in favori, di sistemi di raccomandazione, di minacce a chi cerca di costruire piccole e medie imprese, di tentativi di gestione della cosa pubblica, ha, come in altre parti d’Italia, colpito mortalmente l’economia e la crescita dell’isola. Eppure, nonostante tutto, la Sicilia non si rassegna e i Siciliani continuano a sperare contro ogni speranza. I giovani vogliono avere scelta. I Vescovi siciliani continuano a lanciare l’allarme. A Pietraperzia si marcerà con le valigie di cartone. La nostra terra merita il futuro.

Pinella Crimì
Delegato permanente per la Sicilia nel Forum Nazionale